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La tappa di oggi non è lunghissima: sono poco più di 200 km che potremmo percorrere in un paio di ore. Tuttavia abbiamo intenzione di fermarci lungo la strada per cui l'arrivo è previsto nel tardo pomeriggio.
Lasciata l'area urbana di Musqat, l'autostrada comincia a inerpicarsi lungo il crinale della catena montuosa che corre parallela alla costa con dei tornanti insoliti per gli standard autostradali italiani. La notte del nostro arrivo abbiamo visto il percorso sinuoso illuminato a giorno dall'aereo e sembrava un albero di natale. Anche alla luce del giorno la vista è suggestiva: non c'è un filo di vegetazione, soltanto sassi e roccia rossastra o marrone che rendono il paesaggio molto aspro ma, al tempo stesso, di grande effetto.
Il viaggio è tranquillo: la carreggiata è ottima, e il traffico - una volta lasciata la capitale - sempre più scarso fno a diventare praticamente inesistente. Procediamo senza una cartina stradale nè abbiamo voluto il navigatore satellitare. Non voglio che un software freddo e spoetizzante rovini l'ebbrezza del viaggio. Del resto, non siamo forse in... "oriente", là dove il viaggio dell'umanità è nato, con le carovane, le rotte commerciali, il seguire le stelle? I re Magi non avevano certamente il GPS!
In effetti c'è poco da perdersi: l'autostrada che stiamo seguendo è praticamente l'unico asse viario che da Musqat scende giù verso l'Oceano Indiano, dove spuntiamo dopo aver attraversato la catena dei monti Hajar. Giunti sulla costa ci fermiamo in un'area di servizio e prendiamo l'uscita che conduce al Bimmah Sinkhole, una voragine nel terreno roccioso che si trova a un centinaio di metri dal mare col quale dev'essere collegata (come in un cenote messicano) dato che l'acqua è salata.
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