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DALLA MOSCHEA BLU AL SOUK
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Il Topkapı, Santa Sofia e la Moschea Blu sono forse le attrazioni più rilevanti di Istanbul e sono tutte concentrate a poca distanza l'una dall'altra. Siamo nel quartiere di Sultanahmet e - come promemoria - vale proprio la pena trovare un hotel proprio in questa zona. E' vero che, trattandosi del pieno centro storico, gli edifici non sono nuovissimi a differenza degli hotel che sorgono lungo il Bosforo che possono raggiungere livelli di modernità e di lusso stratosferici. Tuttavia poco importa: il bello dell'antica Costantinopoli è concentrato qui, per cui non è opportuno cercare altrove. |
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Ci avviciniamo al portale della Moschea Blu quando sono le 11:30 e veniamo a sapere che l'ingresso non è consentito ai non-musulmani fino a mezzogiorno e mezza (quest'orario cambia in base alla stagione), dato che è l'ora della preghiera. |
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...verso il Bazar di Istanbul che raggiungiamo facilmente, dopo circa mezzo chilometro, percorrendo un bel viale pieno di negozi. Ovviamente il Bazar è un'altra cosa: è realizzato all'interno di un dedalo di stradine che sono state tutte coperte in modo da rendere visitabile i vari negozietti anche in caso di cattivo tempo. |
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In un modo o nell'altro riusciamo a tornare nel quartiere di Sultanahmet per visitare la Moschea Blu, la quale deve il suo nome alle 21.043 piastrelle di ceramica turchese inserite nelle pareti e nella cupola. È infatti il turchese il colore dominante nel tempio: pareti, colonne e archi sono ricoperti dalle maioliche di İznik (l'antica Nicea), decorato in toni che vanno dal blu al verde.
Rischiarate dalla luce che filtra da 260 finestrelle, questo rivestimento conferisce alla grande sala della preghiera un'atmosfera suggestiva quanto surreale.
La Moschea Blu, che risale al XVII secolo, è anche l'unica a poter vantare ben sei minareti, superata in questo solo dalla moschea della Ka'baa, alla Mecca, che ne ha sette. Tale particolarità architettonica è dovuta, secondo una storia popolare, a un fraintendimento: la mania di grandezza del sultano Ahmed I, non potendo eguagliare la magnificenza della moschea di Solimano né quella di Hagia Sophia, non trovò soluzione migliore che i minareti in oro; L'architetto fraintese però le parole del sultano, capendo "altı" (in turco "sei") anziché "altın" (oro). |
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