Rajasthan
India
15 dicembre 2012
1° gennaio 2013

Pagina precedente
Menu principale
Pagina successiva

UDAIPUR

Udaipur: una delle città sante dell'Induismo. Molti fedeli di questa religione vogliono che le proprie ceneri - dopo la cremazione - siano disperse nel lago Pichola sulle cui sponde sorge la città.
Dopo aver visto tanti templi jainisti nelle giornate precedenti, il primo tempio che visitiamo qui è finalmente un tempio hindù. Non è lontano dal nostro hotel e lo raggiungiamo a piedi con una piacevole passeggiata lungo i vicoli caotici della città vecchia.
si tratta del...

... «Jagdish Temple» [↑↑↑], un bell'edificio costruito nel 1624 e dedicato a Vishnu il dio-preservatore-dell'universo. Il tempio sorge in cima a una ripida scalinata molto caratteristica, poichè sui gradini siede una moltitudine di persone colorata e confusionaria: venditrici di corone di fiori, sadhu che si riposano, vecchie vedove che chiedono l'elemosina, cisrlatani che si propongono come guide turistiche nel tempio allo scopo, però, d'introdurre i turisti nel loro... negozio!

Una volta tanto non è necessario pagare per entrare; tuttavia non è consentito scattare fotografie. Come nei templi jainisti, anche il «Jagdish Temple» presenta una profusione di sculture in marmo sulle pareti, sule colonne, sulle volte...
Attorno alla struttura principale ci sono quattro tempietti laterali dedicati a Shiva, Ganesh, Shakti (una divinità minore) e al... sole! Sul fianco destro del tempio principale cola un filo d'acqua: io e Vincenzo abbiamo pensato che si trattasse di una perdita. Solo successivamente avremmo appreso che chi si fa bagnare da queto filo d'acqua riceve una non meglio precisata botta di fortuna. Uffa, che sfortuna! Non becchiamo la fortuna neanche quand'è self-service!
Di fronte l'ingresso principale c'è una statua in bronzo che raffigura "Garuda" [in alto, a sinistra], un essere della mitologia induista che è metà uomo e metà uccello, e che dovrebbe impedire l'entrata nel tempio di spiriti cattivi. All'interno, sull'altare principale, c'è la tatua del dio Vishnu, realizzata con un unico blocco di marmo nero. Per gli hindù, è sufficiente un brevissimo sguardo alla statua del dio per azzerare le tensioni interiori negative... Mah: io ho fissato l'immagine di Vishnu più di qualche fugace secondo, ma il mal di pancia che mi accompagna da qualche giorno (con relativo squash-squash) non mi è passato!

Dopo il Jagdish Temple, passiamo a visitare l'attrazione turistica principale di Udaipur: il «City Palace». Il biglietto d'ingresso è alquanto caro, soprattutto perchè - come al solito - è necessario aggiungere la "tangente" per la macchina fotografica. Un paio di volte, nelle escursioni dei giorni precedenti, al momento dell'acquisto del biglietto abbiamo detto di non aver alcuna macchina fotografica (in realtà era conservata in tasca). Stavolta, però, sappiamo che ci sono dei controlli molto pignoli, per cui paghiamo regolarmente le 400 rupie per noi e le 300 rupie per una macchina fotografica.
Il «City Palace» è un'imponente costruzione in marmo e granito e si presenta come un'enorme fortezza, lunga oltre 250 metri e alta una trentina. La sua costruzione fu avviata dal maharajà Udai Singh in persona nel 1559, ma poi venne ripetutamente ampliata nei secoli seguenti, perchè ogni sovrano voleva aggiungere un suo tocco personale. Gli ultimi decori furono aggiunti alla fine del XIX secolo. Il risultato è...

... un labirintico reticolato di sale, cortili, scale, passaggi segreti, corridoi. L'immagine qui sopra [↑↑↑] è quella della... "porta di servizio" (!) dalla quale iniziamo la visita. In effetti l'intero palazzo è diviso in tre parti:
- una è un hotel di lusso, che contiene la più grande collezione privata al mondo di oggetti in cristallo;
- una è il museo che stiamo per visitare;
- una è la residenza dell'attuale maharajà di Udaipur, il quale però, vi trascorre solo tre mesi l'anno, mentre per altri tre mesi abita a Bombay e per sei mesi a Londra.

Il «Lake Palace» visto dal «City Palace».

Le sale interne sono veramente sontuose e spesso sono arredato in modo alquanto kitsch [↑↑↑], ma - si sa - i maharajà erano fatti così. Ovunque è un tripudio di rivestimenti in oro, argento, pietre preziose o anche semplici vetri colorati, che, però, contribuiscono a creare l'idea di sfarzosità.
In una piccola stanza c'è un affresco rappresentante la figlia di un maharajà, contesa tra due famiglie in modo così aspro da determinare una vera e propria guerra. Sconvolta da tanta violenza, la ragazza si suicidò facendosi mordere da un serpente, almeno così dice una leggenda; secondo un'altra versione, invece, fu il padre della giovane a ucciderla. Fatto sta che, prima di morire, la fanciulla lanciò una maledizione sulla sua famiglia. Era il 1780. Da allora, in effetti, nessun erede maschio è più nato nella famiglia reale di Udaipur fino al 1955, e di volta in volta il nuovo maharajà è stato scelto tra linee di parentela sempre più distanti. Che caratterino, la ragazza!

Il nostro hotel a Udaipur è il «Poonan Haveli». E' un bell'albergo e a noi danno una stanza al terzo piano molto luminosa e tranquilla, proprio nell'angolo che guarda a occidente sul lago Pichola. [↓↓↓]

Il «Lake Palace» visto dalla terrazza-ristorante del nostro hotel.

Vincenzo e un tuc-tuc.

Scene di vita quotidiana sullo sponde del Lago Pichola: un'anziana donna fa il bucato nelle acque non proprio limpide del lago.

Udaipur: la città "bianca".

In uno dei tre pomeriggi trascorsi a Udaipur, Goga ci porta a vedere ciò che teoricamente è l'unico polmone verde della città: un parco pubblico chiamato «Sahellon-Ki-Bari».
In effetti non è che ci abbia colpito più di tanto... Sì: c'è qualche fontana, delle belle piante e un po' di quiete, quanto meno se confrontata col caos della restante parte della città. Ma nel complesso appare alquanto banaluccio. E' anche vero che, se considerato nell'ottica del clima semidesertico del Rajasthan, il giardino assume un valore particolare; resta il fatto che non è certo un'attrazione da segnalare su Tripadvisor!

Il bel tramonto dell'ultima nostra giornata a Udaipur dalla terrazza del «Poonan Haveli Hotel».

Un viaggio in India non può dirsi completo senza provare l'esperienza del tuc-tuc, il mezzo di locomozione che molti locali usano perchè particolarmente economico. E' la mattina della partenza e Goga ci aspetta un chilometro più in là rispetto al nostro hotel, che si trova alla fine di un dedalo di viuzze strette e congestionate. Goga sarebbe pure disposto a venire a prenderci, ma lo rassicuriamo dicendo che non è un problema per noi andargli incontro con le valigie: è l'occasione per prendere un tuc-tuc!

Pagina precedente
Menu principale
Pagina successiva